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sono degli impiegati a cento lire al mese e con una speranza d'avanzamento così lento! Dovranno avere i capelli grigi per arrivare a dugento lire. E i maestri di scuola? E questi? E questi altri? Ce n'è che si struggono per guadagnare tre lire al giorno. Pare incredibile; eppure è una crudele verità.

«Il peggio è per quelli che erano in una condizione migliore; trovarsi ad un tratto impoveriti, e dover rinunciare alle loro abitudini d'agiatezza! Perchè, infine, erano avvezzi a vivere come noi! E debbono accontentarsi di pranzare in un'osteria a due lire, di dormire in una cameruccia mobiliata, e magari di cercarsi un sovraccarico di lavoro per potersi pagare i vestiti e le scarpe, e passar la serata a fare delle traduzioni, o tenere in ordine il libro mastro di un negozio. E pochi anni prima andavano in carrozza...»

Conobbi molte persone buone e ricche, le quali s'intenerivano fino al pianto per quelle miserie. Gli spostati erano l'oggetto della loro massima compassione, ed inventavano ogni sorta di sotterfugi delicati per alleviare le difficoltà della loro vita, senza umiliarli. «Quelli che sono sempre stati poveri, dicevano, fanno minor pena, perchè sono avvezzi a quella vita, non si vergognano, possono fare ogni sorta di lavori, possono mendicare, e se la cavano sempre. Ma i poveri in guanti che debbono serbare una certa apparenza di benessere...»

Una contessa ne conosceva uno che era figlio