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Per più d'un mese non udii parlar d'altro che di fallimento, di sindaci di fallimento, tanto per cento, ecc. ecc. Non credevo di veder più la fine di quel discorso; e mi faceva una gran pena. La signora Rosa non era più giallina, ma color d'arancio, e non mangiava più. La signora Caterina, malgrado la diminuzione della rendita, faceva delle spese stravaganti per preparare dei piattini alla sorella. Comperava del cervello di capretto; un giorno mise persino al fuoco una delle casseruole relegate sotto i fornelli. La signora Rosa sorrideva d'un sorriso mesto, e contemplava con ammirazione la sua sorella burbera e buona, che non se ne avvedeva perchè non poteva voltare il capo.


Ci fu un grande andirivieni in tribunale; e poi una mattina le due donne vennero da noi, portando qualche cosa nel grembiule. La signora Rosa aveva sempre quel sorriso desolato; ma la signora Caterina era raggiante di gioia. Nel grembiule aveva tremila lire; il cinquanta per cento ottenuto dal sindaco del fallimento sul loro capitale. Quel capitale lei non lo aveva mai veduto, era come nominale. Invece le tremila lire le sentiva, vedeva luccicare i marenghi nel suo grembiule; alla sua corta intelligenza riesciva impossibile di comprendere che aveva fatta una perdita, mentre aveva tutto quel denaro che le