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d'un piccolo essere, che reclamava un grandissimo posto nel suo cuore e ne' suoi pensieri.
Quando i bambini furono quattro, e la Maria, un po' stanca, sentì il bisogno d'un aiuto, Marco non osò pregare sua madre di venire a vivere in casa sua. S'era allontanata di sua volontà, non gli aveva fatto neppure una visita in sei anni; non conosceva nessuno de' suoi figli; non lo amava più. Egli diceva fra sè:
— Accade alle volte che una donna onesta, trascinata in fallo da un momento di passione, prenda in uggia il figlio che le ricorda quell'ora vergognosa della sua vita. Io poi, che fatalmente dovetti saper tutto....
Fu la madre di sua moglie che andò a vivere con loro per assistere la Maria nelle sue cure materne.
Marco provò un momento d'imbarazzo quando dovette annunciare alla signora Bellazio quella novità. Due volte cominciò una lettera su quell'argomento, ma non gli riescì di concluder nulla. Finì per dire la cosa semplicemente, come una circostanza secondaria in una lettera delle solite, senza mostrare di darci maggior importanza.
«Mia suocera, che in causa dei bambini è venuta a vivere in famiglia con noi, m'incarica di unire i suoi saluti affettuosi ai nostri....»
La risposta, sebbene molto ritardata, era piena di malinconia. La mamma ritrovava tutta la sua tenerezza. «Si struggeva di vedere Marco.
Sapeva che la vita attiva lo aveva fortificato, che