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quando mi credevo ricco s'accontenterà ora d'un povero giovane senza patrimonio.
«Perchè sai che non ne ho, non posso averne. L'usufrutto appartiene a te, e la proprietà della sostanza Bellazio spetta ai figli della mia povera sorella.
«Ho fede nell'affezione e nella generosità della Maria, e credo che il matrimonio si farà egualmente e presto. In tal caso accompagnerò quelle signore a Gradate, perchè desidero di maritarmi quietamente in campagna, e poi anderò a fare un breve viaggio per aspettare il giorno delle nozze. Allora ci rivedremo, mia cara mamma, e vivremo sempre uniti, nel nostro bel quartierino, che la tua bontà ci ha preparato, e dove la camera nuziale non sarà più chiusa. Parleremo dell'avvenire che ci aspetta, soltanto dell'avvenire; e saremo tutti felici. Tu pure sarai felice, mamma cara e venerata sempre.
«Il tuo MARCO.»
Quando la mattina volle consegnare la lettera alla cameriera, da rimettere a sua madre appena si fosse svegliata, gli fu risposto che la signora aveva dovuto uscire di buon'ora, ed aveva lasciato nella sua camera un'imbasciata per lui.
Marco entrò subito nella camera di sua madre, e trovò infatti un biglietto sulla scrivania diretto a lui.
— «Non posso assistere alle tue nozze, scriveva la povera donna, nè vivere, come avevo sognato,