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— Mamma!... esclamò Marco balzando in piedi.
Ma la vide in una convulsione di pianto, avvilita, vergognosa, e non osò dir altro.
Ella rimase un momento, forse aspettando una interrogazione conciliante sulla colpa che confessava, poi uscì sempre piangendo e senza scoprirsi il volto.
Marco non ebbe il coraggio di trattenerla. Provava un'ignota sensazione di vergogna come se il colpevole fosse stato lui. Ad un tratto si sentì travolto in tutt'altro ordine di sentimenti e d'idee.
Il germe del male di famiglia non c'era; non potè pensarci più. Ma sentì un'onta pesargli addosso, come un nemico da combattere, e tutto il suo sangue si mise a ribollirgli nelle vene. Non era debole, non era malato, ed aveva un avvenire dinanzi a sè. Sentì di dover agire, ed il primo pensiero che gli si affacciò alla mente fu per sua madre.
L'aveva vista piangere di vergogna, e ne sentiva una grande pietà.
Avrebbe voluto andare ad abbracciarla, a dirle che comprendeva quanta abnegazione doveva esserle costata la rivelazione di quel segreto; che quell'atto di lealtà espiava molto; che l'amava sempre, che voleva perdonarle. Pensava delle scuse per lei; la sua gioventù, l'infermità del marito, forse un matrimonio contratto senza amore; ma al momento d'avviarsi gli mancò il coraggio.
Dacchè era al mondo, era avvezzo a trattarla