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Eppure in quel momento era evidente che un'altra agitazione la turbava. Lottava con sè stessa. Sentiva d'avere un dovere da compiere, e non ne aveva la forza.
Un momento s'accostò al figlio, e susurrò: «Senti, Marco;» poi le mancò il coraggio di proseguire; una timidezza invincibile le strozzava le parole in gola. Quello che doveva dire era troppo difficile.
Sull'imbrunire, rinfrancata dalla penombra che la avvolgeva come in un velo, cominciò:
— Senti, Marco; debbo dirti una cosa...
Ma quand'egli le alzò in viso i suoi occhioni indifferenti con un'aspettazione senza interessamento, si intimidì un'altra volta, e soggiunse fremendo:
— No; non posso. Vi sono delle confessioni difficili; troppo difficili, per una povera donna.
Andò fin sull'uscio per ritirarsi nella sua camera, poi tornò indietro, nervosa, eccitata, ed esclamò:
— E tuttavia non posso lasciarti passar la notte così. Da' retta, tu non sei malato, non puoi esserlo; capisci che non puoi esserlo; capisci che non puoi? Che sono io che te lo dico?
— Tu ne sai di molto, rispose Marco, col suo sorriso rassegnato. Lo dici oggi perchè l'avrai udito dal medico. Ma se non è oggi sarà domani. Quando si è di quel ceppo....
— Ma se non sei di quel ceppo! gridò la povera donna, nascondendosi il volto fra le mani e scoppiando in singhiozzi.