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— Se vai di questo passo, ti ammalerai davvero, gli diceva.

Ma tutto era inutile, e Marco dimagrava visibilmente.

Sul finir di gennaio il dottor Andreoni prese a parte la signora Bellazio e le disse:

— Mia cara signora, bisogna assolutamente che quel ragazzo cambi modo di vivere, se non vuole ammalarsi. Sono quattro mesi che si sta crucciando con un'idea penosa; è dimagrato, e quella malinconia potrebbe procurargli il male che teme.

— Ma cosa posso fare? domandava la povera donna piangendo; ho tentato ogni mezzo, gli ho proposto di viaggiare, ho invitati i suoi amici, l'ho obbligato ad accompagnarmi fuori; ma, con chicchessia e dovunque, la sua tristezza non lo abbandona mai. Cosa posso fare, mio Dio?

— Cerchi di persuaderlo che non ha nessun male, che non ha disposizione alla tisi; non c'è altro. Infatti non ci ha disposizione, glielo assicuro io in coscienza.


Dopo un lungo colloquio col medico, che passò una parte della serata con lei, la signora Bellazio entrò da Marco, pallida ed abbattuta, cogli occhi ancora rossi, ed un gran peso sul cuore. Era una scena desolante. Avere in sè la certezza che il suo ultimo figlio era sano, che avrebbe potuto vivere, e vederlo spegnersi volontariamente per un pensiero ostinato, vederlo andare incontro alla morte straziante de' suoi poveri fratelli, era una tortura, per quella madre già tanto sventurata.