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direttore meccanico in una grande officina.
Passati quei giorni di turbamento, ricominciò ad uscire il mattino pe' suoi lavori, ed a passare la giornata fuori. Era taciturno, e questo faceva meraviglia perchè aveva un carattere naturalmente sereno ed espansivo. Ma sua madre attribuì quella malinconia all'allontanamento della sposa, alle speranze che aveva lasciate svanire, e non gliene parlò. Alla fine di settembre madre e figlio andarono ad abitare il nuovo alloggio preparato per gli sposi; ma la sposa non c'era, e l'inaugurazione del quartierino elegante fu tutt'altro che festosa. La camera nuziale rimase chiusa, e Marco si fece mettere un letto nello studio, una stanzetta piccola dove stava rinchiuso tutte le ore che non erano reclamate dalle sue occupazioni fuori di casa, assorto in lunghe letture.
Sua madre avrebbe preferito di passare la sera in compagnia, o di vederlo andar fuori e divertirsi; ma egli rispondeva sempre:
— Questa sera non ho voglia di parlare; preferisco leggere un poco; sarà per domani, mamma. Ma il domani di star allegro e di divertirsi non veniva mai.
— Non ti senti bene? domandava spesso sua madre. Ma egli la rassicurava: era soltanto un po' stanco... E lei confidava che col carnevale tornerebbe allegro, e si riprenderebbero le relazioni colle signore Nardi.
L'ottobre passò uggioso a quel modo. Neppure l'ora del piccolo pranzo di famiglia, che altre