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indiscutibile. Gli pareva impossibile di non averlo saputo prima. Era alto e sottile; era magro anzi. Ecco perchè sua madre non gli aveva mai voluto parlare delle malattie de' suoi poveri morti.
Gli diceva che quel discorso la rattristava troppo. Ma invece, era per non impensierir lui, che lo sfuggiva. E suo padre pure era morto prima dei ventotto anni, d'una malattia di languore, diceva la vedova.
Doveva essere lo stesso male che si era riprodotto nei figli. Marco esaminò le dichiarazioni mediche che rimanevano, spiegazzando le carte con mano febbrile. Anche il padre era morto di tisi polmonare.
Marco ripensò i bambini di sua sorella pallidi e biondi, colle manine lunghe o la vocina esile. — Così sarà tutta la nostra generazione. La mia, perchè quei bambini non vivranno tanto da procreare altri infelici...
Tutti i sogni ridenti che aveva portati da Gradate erano dileguati; pareva che gli avessero steso dinanzi un velo nero fitto.
Vedeva sè stesso debole, steso in una poltrona, e la sua bella sposa dimagrita, curva sulla culla d'un bimbo moribondo, in una casa malinconica...
Piangeva un pianto silenzioso, desolato; piangeva la sua salute perduta, le sue speranze morte, il suo amore...
— Dovrò confessar tutto alla Maria ed a sua madre. Non voglio ingannarle. In coscienza non potrei farlo. Se accetta di dividere la mia vita di sventura...