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alla menoma lettura, alla menoma parola un po' tenera, si turbava fino al pianto.

— Resterò io a finire il mio permesso qui per farti guarire, disse Vincenzo abbracciandolo allegramente. Io non dico parole tenere.

Ed infatti, partita anche l'Elena, il suo umore gioviale era la sola cosa che mettesse un po' di vita in quella casa deserta. Erano già traslocati nella casa parrocchiale, ma parecchie camere rimanevano chiuse. Vicenzino le aveva preparate per l'Elena. Durante il soggiorno di Vincenzo a Santhià, il giovane prete si sentì riscaldare il cuore da quell'amicizia che aveva riempita tutta la sua gioventù. E gli rinacque la speranza di vedersi crescere intorno i bimbi dell'amico, di aiutarlo ad allevarli ed istruirli, di trovare un pascolo pel suo cuore amoroso in quei nuovi affetti. Vincenzo non ne parlava mai.

Forse aveva anche lui un segreto come l'Elena. Forse se lo chiudeva nell'anima come lei fin dal giorno in cui aveva preferito morire che vivere senz'amore. Ma Vicenzino aveva bisogno di quel conforto ora che l'amico stava per lasciarlo; ed il giorno della sua partenza gli disse:

— Quando tornerai?

— Chissà! rispose Vincenzo. C'è un tratto da Napoli a qui. Quando potrò avere un permesso un po' lungo....

— E.... tornerai solo? domandò Vicenzino esitando.

— Come, solo? ripetè l'altro. Poi, ad un tratto