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sopra un letamaio; ed avevano l'aria soddisfatta e ghiottona come tanti bimbi intorno alla vetrina d'un confettiere.

Continuò a lavorare in silenzio, sorridendo alle sue memorie, poi riprese:

— È tutto bello per loro quando si trovano nel loro ambiente rustico.

C'era un'enorme scrofa, disfatta dalla eccessiva pinguedine, che sonnecchiava grugnendo ai piedi del letamaio al quale si addossava, colla pancia stesa e tremolante come una vescica piena d'acqua o una pelle di olio. Ed i pulcini, beccando e pigolando, scesero giù l'uno dopo l'altro su quella vasta superficie nerastra; e passeggiavano come sopra una piazza, cacciando il becco fra i crini, e comunicandosi a vicenda le loro impressioni con dei pi pi pi pieni di meraviglia. Ce ne fu uno che imprese un viaggio d'esplorazione nei labirinti d'un orecchio; ma la scrofa, sentendosi solleticata, diede uno scossone che lo fece cadere a terra con tutti i suoi compagni. E che pigolìo allora, che chiocciare della mamma spaurita, che batter d'ali, che vocio per tutto il cortile!...

Smosse parecchi spilli, intrecciò i capi di filo facendo risuonare i fusi innumerevoli che si urtavano, poi, sorridendo sempre alle sue immagini serene, tornò a dire:

— Com'è bella la campagna!

— E neppure oggi non esce? domandò il cuoco. Se vedesse che giornata, che sole!

— Che! Non ho tempo neppure di farmi la minestra.