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mentre ricopriva colla cenere quel simulacro di fuoco, diceva: «Se ci fossero gli alari!...»


Una mattina il maestro, nell'uscir di casa, vide dal portinaio due alari di ferro. Era la fine dell'anno, l'epoca dei pagamenti, ed il borsellino del maestro non era del tutto a secco.

Si pose a contemplare quei due arnesi, formati da pochi bastoncini di ferro, che parevano due croci.

— Li vuol comperare? disse il portinaio. Sono dell'inquilino del terzo piano che li vuol rinnovare.

— Quanto costano? domandò il maestro, nel quale la tentazione si era svegliata affamata, come una marmotta che si desta dopo sei mesi di sonno.

— Non saprei; ma poco di certo, rispose il portinaio; li hanno dati alla cuoca; è lei che li vende.

Si chiamò la cuoca, si scambiarono domande ed offerte, ed il maestro finì per pagare due lire e cinquanta centesimi quegli alari, che risalirono trionfalmente i tre piani da cui erano discesi, ed uno di più, e furono accolti dalla signora Cavalletti coll'entusiasmo con cui si accoglie l'appagamento d'un ideale.

Quel giorno la serva rientrando dal mercato, i ragazzi e le giovinette tornando dalla scuola,