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Il professore mise fuori una risatina scettica, e la Cecchina, credendo che riflessa di quanto leggeva nel libro, abbassò la voce e disse, parlando alla zia Giuliana:

— È sempre la speranza d'una vita migliore che ci dà la forza di sopportare i dolori di questa vita qui.


Una mattina che Ettore doveva andare a caccia, fece un casa del diavolo perchè la Cecchina tardava a giungere con certe calze di lana forti, che aveva avuto l'incarico di preparargli per quel giorno.

— Non può tardar molto, disse la zia Giuliana; sarà andata alla messa.

— Ma è insopportabile questa beghina, gridò il giovinotto. Ci fa aspettar tutti pel suo pregiudizio della messa. Cosa spera cavarne? Il pane siamo noi che glielo diamo.

— Bisogna aver pazienza, osservò la zia; è una buona donna.

— La morale, sentenziò il professore, può svolgersi e progredire da sè, distaccandosi dalla religione.

— Ma che cosa promette la morale a questi disgraziati, che non hanno avuto un'ora di gioia in tutta la loro vita? Che compenso può dare per tutti i dolori che hanno patito? domandò la zia.