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indovinò che non sarebbe disapprovata trattenendo la cuoca, e le domandò:
— E voi lo sapete fare un mangiare semplice e buono?
— I miei signori si contentavano, rispose la Cecchina.
— Perchè li avete lasciati i vostri padroni?
— Perchè i figli s'erano fatti grandi e volevano un cuoco.
La zia Giuliana disse che prenderebbe informazioni; ed infatti le fu confermato quanto la Cecchina aveva detto. Per dieci anni aveva servito nella famiglia d'un avvocato. La signora aveva una malattia in una gamba, e la povera donna l'aveva sempre curata, medicata, assistita. Poi l'aveva vegliata assiduamente quand'era stata per morire; ma morta lei, i figli avevano trovato che un cuoco avrebbe dato alla casa più lustro di quella povera vecchia, ed avevano licenziata la Cecchina senza nessun compenso pe' suoi lunghi e fedeli servigi, tranne il salario convenuto.
La Cecchina aveva cinquantasei anni, ma ne dimostrava almeno dieci di più. Aveva pochi capelli, quasi tutti bianchi, gli occhi infossati nelle orbite, e due solchi alle tempia, che facevano pensare ai crani umani allineati negli ossari; le guance erano due cavità, ed il mento sporgeva innanzi pel ravvicinamento delle gengive, a cui erano mancati quasi tutti i denti. Eppure dalla fronte, dalla linea diritta del naso, dalla piccolezza della bocca, e dall'ovale del volto, si capiva ancora che quella donna era stata bella.