Questa pagina è ancora da trascrivere o è incompleta. |
Spirava il gelo delle case disabitate; un momento mi balenò l'idea lugubre che il Malvezzi fosse morto, ed io entrassi là, erede delle sue sostanze, ad impadronirmi di tutto.
Povero Malvezzi, buono e generoso! Quell'illusione passeggiera mi fece male al cuore. Mi ha scritta una lettera da vero amico; è il più caro ch'io abbia dopo di te; il solo. Ha un bel carattere tollerante e giusto, un cuore espansivo, che le sue preoccupazioni positive non hanno inaridito; è sincero: lo si sente nella sua voce, nelle sue parole, ne' suoi modi semplici; l'amicizia che m'ha inspirata è la migliore guarentigia che poteva prendere dell'onestà de' miei rapporti con sua moglie.
Sentii il bisogno della luce per cacciare quell'idea nera. Apersi un momento il balcone e guardai in su. Mi parve una strana cosa quel cambiamento di posto. Ero là io, dove l'avevo veduta tante volte lei senza conoscerla.
"Chi l'avria detto mai, che l'uno all'altra Tanto incogniti pria, poi cari tanto...."
È una cosa di cui facciamo sempre le meraviglie, e che in realtà sorprende sempre; e pure tutti gli amici cominciano dal non conoscersi, per divenir poi più o meno cari l'uno all'altro. "Le son fila d'Iddio".
La mia finestra non si vedeva affatto. Senza dubbio l'Eva ignorava che esistesse, quella volta del bagno.
Questa memoria mi turbò un momento. Guardai l'uscio dietro il pianoforte, l'uscio del bagno; ed ebbi una fuggevole tentazione d'aprirlo. Ma mi parve una