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un rabbuffo al giardiniere in causa di certe piante che sono state troppo al sole.
Quando si irrita, ha una specie di contrazione nervosa, che gli fa corrugare la fronte e stringere gli occhi con tale violenza che il cappello gli si agita sul capo a piccoli sussulti come per un movimento automatico.
È una cosa che sorprende straordinariamente la Marichita. Fa tante smorfiette anche lei, e tanti stiramenti che riesce, grazie forse ad una disposizione ereditaria, ad imitarla; e quando ha potuto far fare un lieve movimento al suo ciuffetto ispido, ride come una matta, e la madre se ne diverte anche lei quanto la bambina.
Ma questa mattina appena la Marichita cominciò a fare il babbo in furia, come dice lei, la signora Eva le disse:
— Smetti, bimba; non va bene ridere del babbo che è tanto buono.
Io la guardai mordendomi le labbra per star serio. L'avevo veduta tante volte a Milano divertirsi di quel gioco e incoraggiarlo.
Sorrise anche lei, e poi soggiunse, parlando sempre alla bimba:
— Il signor Augusto non vuole.
La bambina non capiva quella novità. Credette che il Malvezzi l'avesse veduta, e la mamma recitasse quella scena di rispetto per riguardo a lui. Si guardò intorno un po' mortificata; spiò le finestre e l'uscio, poi disse:
— Ma il babbo non vede.
— Non importa; rispose la signora con serietà. È una mancanza di rispetto, ed io non posso permetterla.