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tutta la primavera, e presto verrà il motto delle foglie cadenti ad avvertirmi che è vicino l'autunno.

L'unico personaggio che stona in questo ambiente di provincia, oltre me che sono un elemento eterogeneo, è la figlia del farmacista.

Oh, non sorridere. La stonatura non è di quelle ricercate che i tenori tentano sopra un do di petto o sopra un la bemolle, e che qualche volta riescono felicemente e fanno la fortuna dell'artista che le ha arrischiate. È una stonatura antipatica.

Questa giovane non ha nè la floridezza, nè la serenità di carattere che sono le attrattive delle ragazze di campagna.

È magra, pallida, piccolina, di un aspetto malaticcio, senza quell'espressione di dolcezza che rende interessanti le persone sofferenti. È un anno che la conosco, e l'ho sempre veduta portare fino all'esaurimento, fino allo strazio, lo stesso abito di lana color marrone; una stoffa ed un colore neutri, che transigono colle stagioni. Malgrado il poco sviluppo fisico della Mercede, quell'abito, che doveva possedere fin da quando era in convento, s'è fatto così corto e stretto, che sembra domandare il mondo in testimonio della sua anzianità per essere giubilato; mentre la Mercede ha l'aria di non volersi sviluppare di più, per continuare a capire in quella reliquia di toletta.

È una massaia attiva, pulita, economica, ordinatissima. Ma non si cura affatto di render piacevole la sua persona, come rende piacevole la sua casa, che sembra una casa olandese, malgrado l'economia eccessiva che vi regna.

Parla pochissimo; è cupa ed i suoi modi bruschi