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vanza sorridente verso la tavola, e domanda colla furberia d'una sfinge:
— Qual'è la stagione in cui Nostro Signore ha più da fare?
Risposta del medesimo al medesimo:
— L'autunno, perchè non casca foglia che Dio non voglia, e deve dare il permesso a tutte le foglie di cadere...
Sono trent'anni che va ripetendo lo stesso motto, e la compagnia se ne diverte sempre come gli anni precedenti - punto. Ed il bell'umore torna a' suoi intingoli da farmacopea, spiando il primo sintomo di sonno in qualcheduno, per correre a presentargli le mani alzate a distanza, in atto di tener disteso un filo immaginario e domandargli:
— È refe o seta?
— Ma che! non ho sonno; protesta l'interpellato. Vedo benissimo che non ha in mano nulla.
Ma quello è le mot de la fin. Si va a dormire per ricominciare l'indomani ed il posdomani e tutto l'inverno. Finchè un bel giorno quel burlone di farmacista cava fuori una facezia nuova... per l'annata:
— Qual è l'animale più furbo della creazione?
Risposta del medesimo al medesimo:
— Il baco da seta, perchè mangia sempre la foglia.
Ilarità, gioia generale. L'inverno è finito, è la facezia di primavera. E così, di mezzo secolo in mezzo secolo, questi ingenui campagnuoli si trasmettono il piccolo repertorio di motti, ed il piccolo corredo di mode svecchiati in città, e trascorrono la vita in santa pace, e muoiono come i patriarchi, sazi di giorni.
Io ho goduto a questo modo tutto l'inverno e