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di farlo colle lagrime della Mariettina, e di asciugarmi co' suoi capelli biondi.

Eppure lei è virtuoso è benefico, nello stesso mondo e nella stessa epoca in cui vivo io. Sono sicura che lo è realmente. Il suo accento è sentito e profondo. Vedo che lei prova l'amore del bene, e ne gode. Perchè non può inspirarlo anche a me? Io desidero di potermi elevare, di avere qualche cosa da amare con esaltamento, con idealità. Mio marito, la mia bambina mi vogliono tanto bene; ed io ne voglio tanto a loro. Ma voler bene è la moneta corrente, la parte positiva del sentimento. Io aspiro alla sua parte più ideale; vorrei innalzarmi fino all'amore nobile della virtù. Ma non so, non mi riesce. M'imbatto sempre in qualche cosa di grottesco che mi fa ridere, o di difficile che m'impaura. L'altro giorno s'era offerto d'aiutarmi. Vedo che è impossibile che io riesca a qualche cosa per solo merito mio. Via, m'aiuti; mi dica cosa devo fare.

XIII.

Augusto Cato alla signora Malvezzi.

Grazie della sua lettera. Grazie della fiducia di cui mi onora. Grazie sopratutto de' suoi generosi proponimenti, e d'avermi detto che le furono inspirati dalle mie povere parole.

Se quella che lei chiama la mia virtù non dovesse avere mai altro compenso, basterebbe questo alla mia vita. Non è un complimento che le faccio. Io esercito un apostolato; ed il proselitismo è la sola ambizione degli apo