Pagina:Torriani - Prima morire.djvu/60

carte sucide da terra, di strappare i manifesti dalle cantonate.

Entrando in casa, sequestrai i giornali di mio marito, le lettere non ancora aperte, i libri della Marichita; la sola che si prestasse di buon grado a privarsene per sempre; mi offerse anche la penna ed il calamaio con vero entusiasmo.

La carità convertiva a' miei occhi tutta la carta del mondo in carta straccia, anche i biglietti di Banca. Badi di serbarmi questa lettera. Gliela presto soltanto da leggere, ma dovrà rendermela, perchè serbo la proprietà di tutta la mia corrispondenza alla Filantropia senza sacrificî. Non manchi di rispondermi per aumentare la mia provvista.

Però quel distintivo: senza sacrificî, rendeva l'opera insufficiente al mio fervore di neofita.

Il Patronato delle orfane povere era ben altra impresa. Difendere una schiera di verginelle contro i pericoli del mondo. Tutto il donchisciottismo di cui era capace il mio cuore, s'infiammò dinanzi a quel mulino a vento.

Da quel momento mi sentii responsabile dell'onestà di tutte le orfane della parrocchia. In ogni serva che lavava un pannolino, vedevo una Margherita perseguitata da un Fausto procace.

La mattina seguente, ad un'ora incredibile, mi entrò in camera la Gigia, tutta imbronciata, a dirmi che erano venute, una dopo l'altra, due ragazze e che aspettavano in anticamera.

Lei non sapeva che io proteggessi le orfane, e da quell'affluenza di cameriere, aveva argomentato che ne cercassi una per mandar via lei. Così il primo compenso che ebbi dalla mia beneficenza, fu una serie