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tabili pasti del mattino e della sera, potrei crederlo un centauro perchè sta sempre a cavallo.
Così finisce la nostra giornata. La sera sono in libertà, e per lo più vado a passarla dal farmacista per respirar un po’ d’aria borghese. È una buona famiglia, punto interessante, ma dove si vive senza soggezione, senza servitori inguantati, senza un marchese a cui si debba parlare con sommissione.
Un’altra volta mi rifarò di questa pittura aristocratica, parlandoti delle serate in farmacia.
Leonardo.
VI.
Augusto a Leonardo
Mi consigliavi di cambiare alloggio addirittura per non veder più la signora Eva. Ebbene, sai cosa ho fatto io?
Sono andato in casa sua.
Grida pure che amo provocare i pericoli e le lotte, che scherzo col fuoco, ed è colpa mia se brucio.... Grida, e poi avrai gridato al vento; ed io ti risponderò che c’è qualche cosa più forte di noi, più forte della virtù umana, ed è la fatalità.
Una sera andando al caffè Martini, trovai quel tal conoscente di cui t’ho parlato in una mia lettera. Il signor Malvezzi, l’uomo di mezza età e di buon senso; quello perfettamente felice.
Si parlò della mia opera. Egli è uno di quegli abbonati assidui della Scala, che hanno acquistato gusto musicale a forza di frequentare il teatro, e di sentire