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V.
Leonardo Giordani ad Augusto.
È il meglio che tu possa fare; non pensarci più. Sai che cosa farei, io se fossi nel caso tuo ed avessi il tuo carattere? Cambierei alloggio.
I tuoi nervi sono pericolosi. Non mi fido troppo di quest’antipatia improvvisa, perchè hai letto una lettera ironica. Che tu veda un’altra volta la punta bianca d’un piedino traverso le persiane del bagno, e sei fritto.
Tu hai la testa più disgraziata che sia uscita dalle mani del Creatore. Hai due lenti d’ingrandimento dinanzi agli occhi. Vedi tutto più grande del vero, e per conseguenza i tuoi apprezzamenti sono sempre sproporzionati. È una disgrazia che ti rende la vita più difficile assai che non sia in realtà.
Vorrei che tu fossi qui con me. Questo è il paese della prosa. Ti sfiderei a trovare un argomento per esaltarti in questo ambiente borghesemente monotono.
Peccato che la musica non possa essere una fonte di guadagno fra questi provinciali positivi e sparagnini. Se ti vedessi stabilito qui, sarei tranquillo sul conto tuo.
Non c’è sistema nervoso, irritabile quanto vuoi, che non s’allenti e non si calmi al regime di trenta giornate ogni mese, che si succedono inesorabilmente uguali dalla prima all’ultima.
La mia vita è regolata come un orologio.
Mi alzo alle sei del mattino; mi vesto, poi suono il campanello. Giurerei che dal primo giorno che l’ho sonato fino a questa mattina, non ha mai dato una vibrazione di più nè di meno.