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Potete figurarvi, Augusto, che vita sia quella di Massimo. Tremo sempre che non s'appigli ad una risoluzione disperata. Quando guarda sua figlia con occhio pieno d'amore e di rammarico, io gli leggo nell'anima il desiderio della morte, che lotta col sentimento del dovere e dell'affetto di padre.

Poche sere sono, lo vidi entrare nella mia camera pallido e tremante. Mi disse:

— Sono venuto per parlarti di cose molto gravi. Poi si strinse la fronte con una mano coprendosi gli occhi, e sospirò in silenzio. Compresi a cosa pensava, e non osai rispondere. Egli riprese:

— Ti sentiresti il coraggio di abbandonare Milano per sempre?

Credetti che volesse allontanarmi da lui, e dissi tremando:

— E la Marichita?

— Verrà con noi, rispose. - Emigreremo tutti. Andremo a Londra, andremo in America, andremo dove vorrai, purchè sia ben lontano. Qui siamo stati troppo infelici, e lo saremo sempre più. Sono travagliato da una diffidenza che mi degrada. Vedo inganni in tutto ed in tutti; vorrei tenerti prigioniera; ma diffiderei ancora dei tuoi pensieri. E tu fai una vita solitaria e miserabile, senza riescire a rassicurarmi.

Crollai il capo per dire che di me non importava punto; ma non mi diede retta, e continuò:

— Io sono disposto ad abbandonare la mia casa, i miei amici, le mie abitudini, il mio paese, pur di ritrovare, se è possibile, la mia fede in te. E tu, non avresti il coraggio di rinunciare tu pure a tutto, per tentare di guarirmi da questo male che mi tormenta,