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sua persona m'accorsi che era in preda ad una convulsione di pianto. Avrei voluto gettarmi a' suoi piedi, coprirla di baci per consolarla; e non osavo stendere una mano su lei. Susurrai intimidito come un fanciullo:

— Non vuoi perdonarmi, Mercede?

— Lo sapevo bene che m'hai sposata, per compassione, rispose singhiozzando. Non ho nulla da perdonarti. Ti sono riconoscente.

— Ma io non la voglio la tua riconoscenza, esclamai. Io ho trovata la giovinetta bella ed intelligente de' miei sogni; ed è più bella, più nobile che non l'avessi sognata mai; e nel premere la sua mano ho sentito un fremito agitarmi tutto; e nello stringerla al cuore ho provato una commozione intensa come uno spasimo, ed il suo bacio mi ha data una gioia così grande che mi parve di non aver la forza di sopportarla, ed ho creduto di morire; e t'ho amata, Mercede, come non avrei amata mai quell'idealità della mia fantasia. Ero stupido e vano, quando credevo di fare qualche cosa per te; sei tu che puoi fare la mia felicità.

La Mercede mise un grido di gioia che mi rivelò il segreto delle sue lunghe tristezze.

— Oh Leo! esclamò. Io ti amavo; era per avvicinarmi a te che passavo le notti studiando. Quando hai domandata la mia mano, ho creduto di impazzire di gioia. Ma poi ho compreso che mi sposavi per compassione, che non mi amavi e per questo ero mesta accanto a te e nella tua casa.

— Ma ora ti amo, cara, ti amo, susurrai stendendole le braccia. E lei si abbandonò sul mio petto, e mi nascose il volto sulla spalla, mentre io sfogavo