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la Mercede dovevamo prendere la barca per tornare a Genova, ed un servitore dei marchesini doveva trovarsi ad aspettarli per ricondurli alla villa.

Nel passare dinanzi alla casa d'un pescatore udimmo il piangere disperato d'un bambino. La Mercede si precipitò dentro, tutta commossa, e noi la seguimmo. Ma giungemmo appena in tempo di vederla col volto acceso, gli occhi scintillanti di sdegno, che rimproverava acerbamente al padre la sua brutalità, mentre con le mani incrociate dietro il dorso teneva le manine del bambino, e lo nascondeva proteggendolo colla sua persona.

Il fanciulletto, che poteva avere da cinque a sei anni, s'era divertito a tagliuzzare una rete da pesca; ed il padre, acciecato dall'ira, si era dato a batterlo furiosamente per punirlo di quella colpa, di cui la sua ignoranza lo rendeva affatto irresponsabile.

La Mercede era agitatissima. Tutti i suoi sentimenti di bontà, di giustizia, erano offesi da quell'atto di violenza contro un bambino. Mentre parlava a quell'uomo rozzo, i suoi occhi erano pieni di lagrime, e si sentiva che il pianto alterava la sua voce. Era bella in quell'atto di audacia e di nobile indignazione. La sua freddezza abituale era scomparsa; e da tutta la sua persona traspariva un'anima appassionata.

I marchesini si precipitarono verso di lei e le baciarono le mani; piangevano!

L'ingiustizia del pescatore contro il suo figliolo, il dolore del bambino, le sue lagrime disperate, e la protezione generosa della Mercede, erano riesciti a commoverli. Avrei voluto anch'io baciarle le mani,