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che non potevo avere. Conoscevo il francese: avevo letto tutti i libri francesi del babbo; e pensai di imparare il tedesco per poter leggere ancora.

— E da quando hai cominciato?

— Da più d'un anno.

— Prima che ti conoscessi?

— No, pochi mesi dopo.

Mi diede questa risposta arrossendo, poi soggiunse subito:

— Ma via! Mi interroghi come fossi una letterata che ti domanda un impiego da collaboratrice. Io non ho di queste pretese, sai; mi basta di saper condurre la nostra casa. Ho cercato un po' di coltura, così, perchè sapevo di non aver altre attrattive.... - Questo non eri tu che potevi saperlo, dissi arrabbiandomi della trivialità di quel complimento che mi sfuggiva. Poi soggiunsi:

— E ti premeva acquistarne delle attrattive?

Non mi rispose, e volse il discorso ad altro. Io, che le avevo sempre parlato come ad una giovane ignorante, incominciai a considerarla sotto un aspetto nuovo. La interrogai sulle sue letture; e mi accorsi che aveva molto gusto ed un discreto corredo di cognizioni. Discorremmo dei poeti italiani e tedeschi, della letteratura francese, e mi rivelò un criterio giusto, un'originalità ed un'elevatezza d'idee che la innalzarono molto ai miei occhi. Era un vincolo di più che si stabiliva fra noi con quella facilità d'intenderci e di comunicarci le nostre idee.

Fin allora non avrei mai pensato di dirle i miei progetti di lavori, i miei giudizi critici. Ora invece potevo intrattenermi con lei dell'arte che mi appassionava. Ero felice di quella scoperta; la traversata