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e sdegnosa, acquistava un'espressione tutta nuova ora che appariva sorridente. Aveva quel sorriso espressivo delle fisonomie serie, che è tanto più prezioso perchè è meno facile e frequente. Le sue labbra, di un rosso caldo ed un po' grosse, si schiudevano appena sui denti bianchissimi; ed in quel momento tutto il suo volto brillava di un raggio di gioia.

Durante quel mese che fummo fidanzati, non ebbe altre preoccupazioni che quelle serene dei preparativi delle nozze, che le rammentavano ad ogni ora la nuova prospettiva d'un avvenire insperato, e l'orgoglio di sentire che qualcuno si curava di lei e la desiderava per compagna. Questo, rialzando la povera giovane dal suo lungo abbattimento, giovava non solo al suo morale, ma anche alla sua salute. In poche settimane aveva migliorato immensamente. Era ancora sottile, ma non era più magra; aveva appena quella sottigliezza giovanile, che riesce svelta e quasi elegante. Il suo volto, di quel bianco abbagliante che è speciale alle donne d'un biondo caldo, aveva acquistato una lieve tinta incarnata, e l'occhio d'un grigio azzurrino, animato dalla riconoscenza e dalla gioia, aveva un'espressione di dolcezza soavissima.

Soltanto il sordido vestito color marrone rimaneva, a ricordarmi continuamente i dolori e le umiliazioni che aveva patito la povera Mercede; le tristi ragioni che m'avevano indotto a domandarla in isposa.

Più volte m'era venuta l'idea di farle dono di un abito. Ma, prima che fosse mia moglie, avrei creduto di mortificarla.

Fu soltanto la mattina delle nozze, che potei vederla