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di quelle preoccupazioni triviali, era cosa che veramente faceva pietà.

L'unica uscita che le si era presentata era stata la domanda di matrimonio del vecchio medico. Un uomo miserabile, pieno d'acciacchi, tabaccoso, che aveva bisogno della sua dote, per rimpannucciare sè ed i figli.

Eppure la poveretta lo avrebbe accettato; a diciotto anni! Come doveva essere infelice, per vedere un conforto in quel partito disperato!

Ci pensai lungo la notte; la mattina mi scusai col marchese di non andare a colazione, e, quando i bambini furono scesi a tavola, feci una corsa al paese ed entrai nella farmacia.

L'Armenti mi sorrise con la solita bonarietà, e mi disse due o tre sciocchezze. Io gli domandai:

— E la signora Mercede?

— È di là, - mi rispose. - Credo che reciti l'Angelus Dei. È la sua preghiera del mezzodì; ne ha una per ogni ora del giorno. Finirà col farsi monaca.

Uscii per non mancargli di rispetto. Quell'ipocrisia m'irritava tanto, che avrei dimenticata la sua età se gli avessi risposto.

Tornai la sera. Allora la Mercede era in farmacia; il padre non le permette il lusso d'un secondo lume per istare ritirata nella sua camera. Era seria e calma come al solito; soltanto aveva gli occhi un po' gonfi, ed era pallida, come una persona che ha perduta la notte.

La compagnia era già radunata, ed il farmacista si mostrò gioviale e spiritoso alla sua maniera come al solito. La discussione della sera precedente non gli aveva lasciato nessuna impressione; si capiva