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tosto che per una misura di prudenza. Forse quella signora non sapeva che la mia camera fosse abitata; o forse non poteva neppure accorgersi che esistesse la mia finestra dietro la folta glicina che la nasconde. Infatti è la sola apertura che ci sia in questo muro morto, fiancheggiato da una parte e dall’altra da due lunghi addentellati a foggia di rastrelliere.

Rimasi là affascinato a contemplare quella bella figura. Ma un’osservazione indiscreta del mio scolaro mi offese, e mi fece sentire l’indelicatezza che stavamo commettendo.

Mi vergognai di trovarmi là con quell’uomo ignobile, cercando di violare il segreto d’una camera riservatissima. Mi parve di ascoltare ad una porta, di leggere una lettera diretta ad un altro; ne arrossii.

Un momento fui sul punto di chiudere l’imposta interna della finestra sul volto del mio scolaro. Mi disgustava il pensiero che quell’anima volgare dovesse commettere, in casa mia, sotto i miei occhi, quella specie di violazione morale; mi pareva di esserne complice.

Però la paura di farlo ridere, di provocare qualche facezia triviale mi trattenne. Ma mi allontanai dalla finestra, e gli dissi l’ora. Egli allora si ritirò subito, rimpiangendo di dover andare al negozio immediatamente, perchè il suo principale è severissimo in fatto di puntualità.

Quando fu uscito pensai che dovevo evitare che si ripetesse quella scena.

Non sarebbe stato onesto permettere che quel garzone di negozio abusasse così della buona fede di quella signora che non sospettava di nulla. E