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stato mostruosamente ingrato, se le avessi lasciato comprendere che non ero pienamente felice.

Omai eravamo necessari l'uno all'altra; guai se ci fosse mancato il conforto di quell'amore. Avevamo bisogno di ravvivare a tutte le ore la passione che ci aveva acciecati, per acciecarci ancora.

Ripensai la mia bella donna che dormiva, agitata forse dalle stesse pene che mi turbavano; o tornai frettoloso all'albergo per consolarla colle mie carezze.

Prima che salissi le scale mi consegnarono la tua lettera. Ebbi un palpito di gratitudine al riconoscere il tuo carattere. Mi premeva immensamente di sentire il tuo giudizio severo, di sapere se potevo ancora sperare nella tua amicizia, o se mi disprezzavi tanto da abbandonarmi. Ma in quel momento l'Eva mi stava a cuore anche più di te. L'avevo lasciata addormentata; doveva essere inquieta della mia lunga assenza. Tu non puoi immaginare che cure paterne, che tenere ansietà inspiri ad un uomo la donna amata, quando la sente abbandonata interamente a lui, e sa che dipende da lui il renderla felice o disgraziata, ed accetta e comprende la responsabilità d'ogni sua lagrima.

La trovai seduta nel vano della finestra, con un bell'abito da mattina di lana bianca, che le si drappeggiava intorno come un peplo. Mi ricordò la prima volta che l'avevo veduta, quando usciva dal bagno ammantata tragicamente nel suo lenzuolo. Ma allora era allegra come una collegiale; si divertiva fanciullescamente di quel travestimento, e recitava a sè stessa un dramma, e lo studiava, e si esaltava di quel mondo di poesia e di quel linguaggio in versi.