Pagina:Torriani - Prima morire.djvu/18


— 14 —

Thalberg in erba, e stavo mettendo in ordine le carte sul pianoforte, quando il mio scolaro, che s’era accostato al finestrino, si voltò a farmi segno di raggiungerlo, ed il suo largo viso prosperoso era tutto ridente e beato.

Aveva scoperto, giù nel primo piano della casa di contro, il gabinetto da bagno di una signora.

Si vedeva che era uscita allora allora dal bagno; era tutta avvolta in un accappatoio bianco, che le si ammantava intorno con pieghe fantastiche. Aveva i capelli neri d’un bel nero lucente, e li aveva rialzati sul capo alla maniera delle statue greche; più rialzati che non consenta la moda, forse per evitare di bagnarli. Ma quell’acconciatura le dava un’aria classica, che si adattava benissimo alla sua figura alta, svelta, tondeggiante ed altera. Aveva ancora i piedi nudi, e portava due pianelline rosee, che sporgevano dall’accappatoio ad ogni passo, e lasciavano scorgere una caviglia bianca come marmo.

La bella donna passeggiava su e giù pel suo gabinetto, facendo dei passi lunghi un po’ teatrali, con un libro in mano che tratto tratto socchiudeva. Ed allora si fermava e faceva dei gesti guardando la punta delle sue pianelle, come se ripetesse dei versi, o una parte da commedia, a misura che l’andava studiando nel libro.

In fondo allo stanzino si vedeva la vasca di marmo bianco, e sulle sedie accanto, abiti, biancherie, gonnelle, stivaletti, una quantità di oggetti che non si potevano distinguere bene a quella distanza.

La finestra del camerino era socchiusa; ma appunto per modificare la luce, e ridurla a quella penombra che piace tanto nelle giornate estive, piut-