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qualche parola inconcludente o triviale. Incontravo qualche contadino, qualche donna che s'avviava alla chiesa; mi guardavano come un oggetto strano, e se n'andavano.

Presi la via di Como. Avevo bisogno d'un paesaggio più grandioso, il lago, i monti, la poesia del cielo e della terra, per rialzarmi da quell'abbattimento, per sentirmi degno della donna che amavo, e che lasciava una vita di lusso, di pace, di affezioni, di omaggi, per condividere con me un'unica gioia d'amore.

Ed a misura che scendevo ad incontrarla, e l'ora del suo arrivo s'avvicinava, mi stringeva il cuore il pensiero pauroso di non vederla, di rimanere là solo dinanzi ad un convoglio che m'avesse condotto soltanto degli ignoti, solo col timore che non venisse più, che si fosse pentita, che volesse sfuggirmi per sempre ed abbandonarmi col mio amore insoddisfatto e doloroso, dinanzi al problema dell'avvenire.

E, nell'ansia di quel dubbio, dimenticavo tutte le miserie piccole di cui m'ero crucciato; non vedevo che l'Eva, non pensavo che a lei; tutte le mie audacie e le mie debolezze pazze tornavano a ridestarsi e ad avvicendarsi nel mio cuore.

Che m'importava più del paese e del grado di eleganza o di corfort che potrebbe offrirci la locanda? Eravamo giovani ed innamorati; il nostro amore avrebbe abbellita la tristezza d'un deserto.

Mi figuravo che, al primo vedermi, la mia bella donna dovesse stendermi le braccia, balzare dalla carrozza incontro a me come incontro ad uno sposo, baciarmi alla presenza di tutti, raddoppiare la mia gioia con lo sfogo della sua felicità.