Pagina:Torriani - Prima morire.djvu/162

io. Ne colsi e ne ritenni, non solo tutte le parole, ma le intonazioni di voce, l'accento carezzevole con cui cominciò a parlarmi, e l'animarsi grado grado, fino all'impeto della passione che erompe dal cuore.

— Oh! Augusto - mi disse, - non lo sai che ti amo? Non lo senti? Non hai veduto quante volte ho pianto per te? Perchè volevi abbandonarmi? Mi scrivevi del tuo sacrificio, del tuo dolore. Ma al mio non pensavi? Credevi che ti bastasse allontanarti perchè non fossi più turbata nella mia pace, e non pensassi più a te, e continuassi a vivere come se tu non fossi mai esistito? Ingrato! Mi credevi tanto egoista, mentre mi dicevi tu stesso che ti amavo? Ma che amore doveva essere il mio per lasciare che tu mi isolassi da te? Per far dipendere il suo essere o non essere dal vederti o non vederti?

— Se tu fossi andato tanto lontano che non avessi più udito parlare di te, ti avrei amato egualmente. Se tu fossi morto, avrei amato la tua memoria; e colla stessa passione con cui t'amo ora, Augusto.

— Sei entrato troppo addentro nella mia vita perchè l'uscirne possa dipendere da te solo. Hai fatto più che entrarci, l'hai creata. Io non avevo una vita morale prima di conoscerti; avevo sempre pensato a cose frivole. Sei stato tu che m'hai rivelato un mondo più alto di quello materiale e sciocco in cui avevo vissuto. La parte migliore del mio essere morale era la parte tua.

— Di giorno in giorno, d'ora in ora, tu andavi insinuando nel mio cuore qualche cosa di tuo. Era una dolce invasione. Mi ti rendevi necessario; sentivo sempre maggiore il bisogno di consultarti, di farmi guidare da te. La mia debolezza aveva bisogno della