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rdono.

Volli sapere la verità, e ieri, appena giunto, comunicai in fretta i tuoi ordini alla Gigia, poi andai dal maestro; ma non potei neppure vederlo. Mi ricevette un suo amico; quel Leonardo Giordani di cui ci ha parlato tante volte, che è venuto apposta dalla Liguria per assisterlo.

Pare che si tratti d'un tifo e che la cosa sia molto grave. Il Giordani era disperato. Si vede che lo veglia da un pezzo perchè è abbattutissimo. Mi disse che il malato è in una continua alternativa, tra una prostrazione assoluta, ed un delirio violento che lo lascia sempre più sfinito.

Avrei voluto fare qualche cosa per lui; mi sono offerto per tutto quello che posso. Ma non lasciano entrare nessuno, ed il suo amico non lo abbandona mai.

Oggi cercherò di vedere il medico per sapere qualche cosa di più positivo, e quando tu sarai qui, vedremo di mandargli almeno un servitore per la notte; ci adopreremo da buoni amici.

Non puoi credere che impressione mi fanno quei due giovani poveri e solitari che si aiutano a vicenda: mi commuovono. Il Giordani ha la figura più nobile ch'io abbia veduta; è cordiale e buono, ma freddo, e sembrava che volesse allontanarmi. Forse teme che il male sia contagioso, o si vergognava di lasciarmi vedere in che modesta stanza vive il suo amico. Sai che ha una camera sola; egli lo diceva sempre. Mi ha ricevuto in piedi in un piccolo atrio che fa le veci di anticamera, e non è mobigliato.

Addio, cara. Sta ben riguardata e bada che la bimba non esca all'umido. Vedi come si fa presto ad ammalarsi.