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della vita, la sfiducia dell'espiazione, uno scetticismo più egoista ancora, che aveva cercato uno scampo nella irresponsabilità della morte?

Ad ogni modo però, io sentivo e accettavo il peso della sua responsabilità. Leo me l'aveva detto; c'erano molti creditori che avevano gli stessi diritti di lui. Il mio patrimonio apparteneva a loro.

Non avevo idea della somma di cui ero debitore; ma doveva essere considerevole. Se avessi vissuto, sarei rimasto povero; ma ero certo di morire nel duello con Leo. I padrini erano venuti a rendermi conto degli accordi presi cogli avversari. Dovevamo batterci la mattina seguente alla pistola.

Passato il primo impeto di sdegno, l'idea d'un duello mi faceva tremare. Se avessi dovuto commettere un altro delitto! Battermi con quell'uomo che ammiravo come l'incarnazione della virtù e della giustizia; investire lui a cui mio fratello aveva già fatto tanto male, era un atto che mi ripugnava. Ero ben risoluto a non colpire quell'amico disgraziato. Avrei sparato in aria, e sarebbe stato lui che m'avrebbe ucciso.

Era giusto. Potevo attentare alla sua vita mentre gli dovevo una riparazione per la sua indipendenza, per il suo avvenire perduti? Che riparazione sarebbe stata quella di ucciderlo?

Risoluto a morire, pensai a scrivere il mio testamento.

Nominai Leo mio esecutore testamentario. Non osai dire legatario universale; era probabile che le passività superassero il mio avere. Lo incaricai di pagare tutt'i debiti di Marco, e dato che il mio patrimonio non fosse tutto assorbito, lasciai erede