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umano, ne gettano via una parte e si isolano nella meditazione d'uno solo dei suoi termini. Questa eliminazione è impossibile agli spiriti grandi; essi non possono separare il bello dal vero, il vero dal bene, non possono occuparsi della forma e dimenticare il contenuto, non possono astrarsi dai grandi fini della vita individuale collettiva. Se mi dànno a leggere un verso, non mi è possibile giudicarlo unicamente in ragione della bellezza dell'immagine, e della soavità del suono. Tutto il problema della vita che notte e giorno mi lima, mi appare in quel punto, e se quel verso discorda dal concetto che sono riuscito a formarmene, è inutile, non posso ammirarlo. I veristi sono l'analisi inanimata. I grandi intelletti hanno bisogno della sintesi.

Leo aveva pensato a liberarsi dalle preoccupazioni d'interesse, perchè desiderava passare qualche tempo in Toscana studiando la lingua viva del popolo. E partì infatti, poco dopo aver superata l'età maggiore.

Dal canto mio avevo una smania ardente di andare a compiere i miei studi musicali in Germania. Mio fratello mi aveva sempre contrariato; ma finalmente, quando fu ben convinto che la carriera legale non era fatta per me, mi lasciò libero di seguire la mia inclinazione.

Il mio tutore era meno austero di quello di Leo, e si rimetteva volentieri a quanto decideva Marco per me. Non fece opposizione al mio viaggio, ed anzi, accettò l'incarico di amministrare il mio patrimonio durante la mia assenza, anche quando avessi passato i ventun anno. Marco non aveva voluto a nessun conto assumersi quella gestione che era condotta benissimo. Però il tutore, che aveva fede in