Pagina:Torriani - Prima morire.djvu/13


— 9 —


I pochi scolari che ti dicevo, si riducono a due. Uno è un commesso di negozio che ha una passione infelice per la musica, come Wagner, lo scolaro di Fausto, l’aveva per la filosofia. Si lusinga di poter diventare un pianista come Liszt, e di piantare un bel giorno il commercio, per andar a mietere allori e milioni in un giro trionfale traverso il mondo.

L’altro è un giovinotto ricco e nobile, che ha buone disposizioni, ma studia poco e di mala voglia.

Mi occupano un’ora al giorno ciascuno. Tutte le altre ore sono mie, e le passo a pestare la tastiera, a superare difficoltà pianistiche, a risolvere problemi di contrapunto; scrivo della musica che mi sembra sublime d’inspirazione, e che spesso lacero l’indomani.

Lavoro alla mia opera. Vorrei non far altro, consacrarmi interamente a questa grande prova con assiduità; ma è impossibile; non si può comporre quando si vuole.

Io poi sono nervoso, fantastico, e, per giunta, scrupoloso sul mio dovere. So che dovrei lavorare al Re Lear, e mi cruccio se non lo faccio, e mi condanno a stare allo scrittoio o al piano per convincere me stesso che sono disposto a comporre, che aspetto un’ispirazione che a momenti verrà. Ed intanto i nervi si eccitano, la fantasia si esalta; qualche volta ne emerge un bel pensiero musicale pieno di poesia; ma sovente la mia esaltazione si risolve in castelli in aria, in visioni paurose, in iscoraggiamenti profondi.

La sera vado un poco al caffè Martini; ma non so starci a lungo. Per passare delle ore al caffè bisogna giocare, leggere o chiacchierare di politica. Io non gioco più perchè non ho denaro da perdere; i