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ogni sentimento di dovere, non ero che un volgare seduttore della moglie d'un amico.

Ogni uomo d'onore avrebbe arrossito di questa slealtà; ma io dovevo arrossirne più di chiunque. Quello che per un altro era una slealtà, per me era anche uno spergiuro, perchè quella virtù che ho voluto farti amare, io me la sono imposta con un giuramento.

È una storia triste, Eva. L'avevo scritta ne' primi giorni della nostra illusoria amicizia. Fin d'allora volevo narrarti tutto il mio passato. Poi, per rispetto alla memoria d'un povero morto, per non so quali scrupoli di prudenza, non osai mandarti quelle confidenze. Te le mando ora, Eva, perchè tu possa comprendere che legge inesorabile pesava su di me, ed a che voce imperiosa ho obbedito fuggendo dalla tua casa, rinunciando all'infinita dolcezza de' tuoi baci.

MEMORIE DI AUGUSTO (unite alla lettera che precede).

Credo avervi detto amica, che perdetti mia madre fin da bambino, ed a quindici anni rimasi orfano. Avevo un fratello maggiore che mi fece quasi da padre; ed io lo amavo più che non avrei amato un padre, perchè era giovane, bello, elegante, un vero tipo di gentiluomo. Aveva appena dieci anni più di me; m'ispirava la confidenza d'un amico, ed io lo ammiravo, e me lo proponevo a modello. Una fortuna che tocca di rado ai padri, perchè la loro età, che devasta la figura, che rende cocciuti nelle abitudini, intolleranti, ed esagera le piccole manie fino al ridicolo, toglie spesso ai giovani il desiderio di somigliar loro.