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Sentivo che le nostre anime s'erano comprese, mi parve che m'avesse chiamato a sè. Traversai la galleria scura, col cuore palpitante, col passo incerto, attratto da una forza magnetica. Ero commosso fino al pianto; non avrei potuto dire una parola. Cinsi con un braccio le spalle dell'Eva, come se fosse stata mia sposa, come se me l'avessero data in quel momento per un sacro diritto.

Sentii la sua testa cadermi abbandonata sul petto, e tutto il suo corpo fremere e sussultare in un pianto affannoso. Pazzo d'amore, me la strinsi al cuore, la baciai con un ardore insensato sulla fronte, sugli occhi, sulle labbra. Ella rimaneva inerte nelle mie braccia. Ad un tratto, come cedendo ad un impeto di passione disperata, la sua bocca fremente si strinse alla mia in un bacio, che mi fece quasi svenire.

In quel momento s'udì correre ed agitarsi, e l'Eva svincolandosi da me fuggì nel salotto.

La pioggia cadeva a rovesci, e battuta dal vento contro le finestre, inondava la stanza e ci spruzzava tutti. Le signore s'erano rifugiate in sala, gli uomini s'affacciavano coraggiosamente per chiudere le imposte; fu un andare, un venire, un parlar forte da una stanza all'altra, una confusione.

Quando raggiunsi la compagnia, l'Eva aveva gli occhi rossi e si nascondeva nell'ombra del paralume. I suoi ospiti le stavano intorno chiedendo di essere ricoverati per la notte alla villa, perchè la pioggia torrenziale minacciava di non cessare per un pezzo. C'erano due matrone rispettabili e dei babbi vecchi; eravamo molti, e la cosa si poteva fare senza paura di suscitare commenti. La casa era abbastanza vasta