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codesto mi riuscì chiaro, evidente, appena seppi in che rapporti si trovava con quell'ufficiale. Ma intanto l'avevo offesa grossolanamente co' miei sospetti, co' miei rimproveri.

Non puoi credere che profondo pentimento mi era entrato nel cuore. Avrei dato la mia vita per farmi perdonare. Passavo delle ore a fissare supplichevolmente quegli occhi belli, che mi schivavano con ostinazione.

Se avessi potuto vederla un momento da sola, avrei trovato nella mia disperazione delle parole per commoverla. Ma s'era trincerata dietro due ospiti che aveva trattenute. Scendeva con loro il mattino, passeggiava con loro, non le abbandonava un minuto.

Ed intanto vedevo dal suo bel volto sincero che aveva un grande cruccio sul cuore. Oh se avessi potuto levarglielo! dirle quanto ero pentito! come mi trovavo ingrato, ingiusto, stupido per averla offesa, e come ne ero infelice, e come l'adoravo!

Si passarono tre giorni, tantaleggiando a quel modo, a due passi di distanza, vedendoci a tutte le ore, con una parola che ci gonfiava il cuore e che non potevamo dire.

Ieri mattina quando scese a colazione era pallida, aveva gli occhi stanchi ed un po' arrossati; si vedeva che aveva vegliato e pianto.

Avrei pianto anch'io in quel momento. Le andai incontro premurosamente a salutarla, cercando di mettere nella voce, nello sguardo, tutte le suppliche, tutto il pentimento che avrei voluto dirle.

Mi rispose appena, per riguardo agli altri che ci osservavano, ma freddamente e senza pur guardarmi. Più tardi mi provai a susurrarle qualche parola