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sufficiente ad esprimere l'immenso disprezzo con cui lo giudicavo.

Questo non era giustificato; non lo conoscevo punto. Sapevo soltanto che a trentasei anni era ancora tenente, ed al mio occhio geloso questo fatto assumeva delle proporzioni smisurate ed assurde. O era un brevetto di cretinismo che doveva renderlo il ridicolo dell'umanità; o era la punizione di qualche atto sleale.... Ad ogni modo non gli avrei steso la mano di sicuro; nessun uomo che avesse sentimenti d'onore l'avrebbe fatto; era una vergogna l'averlo ricevuto in casa....

Tu sai, Leonardo, a che esagerazioni mi porta il mio cervello malato quando una delle mie passioni violente, l'odio, l'amore, la gelosia, mi avvelena il cuore. Ora erano tutte e tre congiunte, ed erano nel momento del massimo esaltamento, prima che avessero trovato sfogo in una parola o conforto in una speranza.

Fu una giornata d'inferno. La sera, quando mi ritirai solo, mi cacciai le mani nei capelli, mi morsi le dita, mi dibattei disperato in una convulsione di pianto.

Vagai più d'un'ora come un pazzo per la campagna, assorto in quell'unico pensiero.

Dopo gli impeti d'ira vennero i dubbi: se mi fossi ingannato? Se non avesse amato quell'ufficiale? e poi il pentimento d'averla trattata male; e poi la memoria solenne del nostro giuramento.

Oh Dio! quanto ero lontano dalla virtù! Invece di riprendere con indulgenza quella donna giovane che mi chiamava amico, l'avevo disprezzata; avevo ascoltato soltanto la mia ira, il mio spasimo. Era ancora l'egoismo che tu m'avevi rimproverato; m'ero