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con quella schiettezza senza civetteria che la rende così grande e bella:

— Augusto, è la vostra virtù che fa male al cuore. Poi mi porse la mano, e soggiunse:

— Perdonatemi; ero più felice prima.

E si allontanò lenta lenta, senza che io pensassi a seguirla.

Era la prima volta che mi chiamava Augusto. Anche nell'intimità del voi m'aveva sempre detto maestro.

In amore non c'è mai nulla di nuovo. Tutti gli innamorati si commovono quando si sentono chiamati per la prima volta col loro nome dalla donna che amano. Ma per tutti è sempre la stessa tenerezza, lo stesso godimento profondo. Compiango Paolo e Virginia che non sono passati per quelle dolci gradazioni d'intimità. Non ho mai capito quell'amore che progrediva lentamente cogli anni, e si faceva grande come le loro gambe e le braccia, a misura che i vestiti si facevano piccini.

Quel nome, quel male al cuore che turbava l'Eva, e la sua voce profonda mi commossero come un bacio. Aveva compreso il mio amore, e vi partecipava? Oh mio Dio! in quel momento mi parve di sì.

Mi vidi sull'orlo d'un precipizio e sentii che per nulla al mondo avrei voluto ritrarmene, e resistere all'amore di quella donna desiderata e cara. Potevo forse resistere al mio; ma il suo era troppo per le mie forze.

Ero ancora là seduto, quando l'Eva si affacciò alla finestra stendendo fuori le braccia in croce per tirare a sè le gelosie. Nell'esaltazione del mio pensiero mi parve che stendesse le braccia a me, e balzai