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storia d’una viola. 231

specie di nebbia; ma a poco a poco, esercitando meglio la vista, mi accorsi che quella che mitigava la luce intorno a me non era punto nebbia; era una parete, che dalla curva che avevo dinanzi, e di cui non vedevo il termine, argomentai essere di forma circolare. Essa non era nè abbastanza trasparente da lasciarmi distinguere gli oggetti esterni, nè abbastanza opaca da privarmi di luce.

Hoffmann, quel bizzarro ingegno che conosce tutte le lingue delle cose che non parlano, ha detto a voi altri uomini che noi fiori non moriamo se non per rinascere poi a nuove vite, nelle quali, come Cagliostro, come il conte di San Germano, serbiamo memoria di tutte le esistenze anteriori.

Io avevo terminato la mia vita precedente frammezzo a due croci nell’occhiello dell’abito d’un uomo di Stato. E là, durante la mia lenta agonia, avevo inteso parlare delle citta-