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226 storia d’una viola.

cosa al confronto di quella meraviglia di lago e di monti; e le mie rime appaiate avevano un misero suono al confronto di quelle musiche melodiose.

Ma se queste erano buone ragioni per me di stare in ozio, non persuadevano punto il direttore d’un giornale per cui lavoravo, il quale quando pagava voleva essere servito, — ed anche quando non pagava.

Una bella sera, tra il duetto del Don Carlos e la romanza del Ruy Blas, mi giunse, come una tegola sul capo, una letterona gialla, coi doppi bolli dell’ufficio di posta e dell’ufficio del giornale.

Per me, che non avevo una parola di scritto, fu un fulmine a ciel sereno. Rimasi là alla sponda del lago, tenendo tra le mani l’epistola senza aver il coraggio di leggerla, e pensando con raccapriccio tutte le parole amare che c’erano dentro, mentre dietro a me, nel