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216 riccardo cuor di leone.


Oh se la Fulvia fosse venuta! Io non avrei avuto ai fianchi come le altre domeniche la mamma e la Margherita; e dal mio posto in mezzo ai compagni avrei potuto contemplare la mia bella fanciulla, mentre lei mi avrebbe guardato co’ suoi grandi occhi chiari. Mi guardava sempre, e mi sorrideva. Oh mio Dio, mio Dio! che cosa sarebbe accaduto? Mi sentivo delle audacie, delle audacie!...

E quel giorno venne senza ch’io l’avessi più riveduta al parlatorio. Quando scesi nel cortile per la cerimonia, ero in uno stato d’esaltazione da non si dire. Se non veniva, era finita; non l’avrei forse veduta più. Era necessario che quel giorno la Fulvia venisse, e che quel giorno sapesse che l’amavo. Avevo passata la mattina a scriverle in ottava rima, le angoscie e le smanie del mio cuore innamorato. Bisognava che ad ogni modo le dessi quel biglietto, anche a costo di far nascere