Pagina:Torriani - La cartella n. 4, Cesena, Gargano, 1880.djvu/214

210 riccardo cuor di leone.

una rigidezza e una levigatura gelida; di sentirla tepida, e liscia; di baciarla; di coprirmene il volto, per susurrarci dentro la mia confessione appassionata, per nasconderci le mie lagrime. Sospiravo un’occasione per poterle parlare, per fare qualche cosa per lei.

Mi figuravo di scontrarla durante la vacanze in una gita a cavallo, e che il suo puledro bisbetico si impennasse minacciosamente sopra una strada ripida all’orlo d’un precipizio; ed io la vedessi sul punto d’essere rovesciata, e sfracellata giù sui sassi del burrone; e mi avventassi per salvarla; e fossi atterrato dal cavallo, pesto, ucciso; ma ancora morendo, tenessi fermo il puledro pel morso finchè lei fosse salva, e spirassi sentendomi mormorare sulle labbra un «grazie» nella dolcezza d’un bacio.

C’era una ballata di Schiller che mi appassionava; la bella ballata intitolata Il guanto.