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riccardo cuor di leone. 205

chiodo, alla sporgenza più tenue; ma nessuno sarebbe perito se ci fossi stato io.

Un monte di spavalderie; il mio coraggio immaginario non indietreggiava davanti a nulla. Nessuno aveva mai compiuto le prodezze che io mi sentivo capace di compiere.

— Dà retta, Riccardo. Non essere tanto vanitoso, — mi diceva la mamma. — Bada che altro è parlar di morte altro è morire.

E mia sorella rideva, e mi ripeteva il nomignolo che m’avevano affibbiato i compagni di collegio: Riccardo Cuor-di-leone.

Ma io non me ne offendevo:

— Che ne sapete voi altre donne?

Nutrivo un profondo disprezzo pel sesso debole. Ma un bel giorno il sesso debole si vendicò crudelmente: m’innamorai.

Ecco come andò la cosa: ci mettevamo sempre in parlatorio sul piccolo divano a destra dell’uscio. Una domenica vennero a sedere