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riccardo cuor di leone. | 203 |
— La farò io!
E poi partire solo, di notte; essere assalito, combattere e salvare le carte affidate a me, a costo d’ingoiarle; vincere o morire.
Ma il morire era l’ipotesi meno frequente delle mie epopee immaginarie. Tornavo sempre glorioso. Avevo ucciso una quantità di nemici, avevo disperso un intero drappello, avevo salvata la vita a qualche gran personaggio.
Ogni domenica la mamma veniva a vedermi con mia sorella; sedevo accanto a loro e facevamo lunghe conversazioni. La mamma s’informava de’ miei studi; la Margherita mi domandava se avevo scritto dei versi, e voleva vederli. Ma io passavo di volo sugli studi e sulla poesia. Le mie facoltà intellettuali mi portavano alla letteratura, ma i miei gusti bellicosi mi facevano disprezzare quella gloria incruenta.
Parlando con quelli della mia famiglia, gli argomenti più graditi per me erano la mia