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108 i morti parlano.

prenderebbe parte a quella vita avventurosa dei drammi che lo appassionava tanto.

Il capocomico, il quale era anche primo attore nella sua compagnia, era agli occhi di Tobie l’onnipotenza; egli pensava con ansietà che sarebbe bastata una parola di quell’uomo per aprirgli il varco a quel mondo fantastico a cui anelava.

Tobie non avrebbe mai osato rivolgersi direttamente a quel personaggio alto e misterioso che vedeva ogni sera sotto nuovi aspetti e con nuovo prestigio. Ma da tutti gli impiegati, da tutti i subalterni del teatro gli faceva portare la sua supplica di accoglierlo nella compagnia, e stava sempre aspettando una risposta.

La Bess, che s’infastidiva di quell’idea stravagante, gli diceva spesso:

— Non farti illusioni, Tobie. La tua voce è troppo cupa. Non sei fatto per recitare. E poi, a cosa servirebbe?