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106 i morti parlano.

vane Bess non lo aveva distolto dal suo grande amore per l’arte. Era questa per lui una specie di mania.

Pare che non avesse mai compreso precisamente cosa fosse l’artifizio drammatico; e confondeva bizzarramente nella sua testa la finzione colla realtà.

Sapeva che i signori del teatro — come diceva lui — studiavano una parte; vedeva che gli stessi avvenimenti si ripetevano moltissime volte, organizzati sotto un dato titolo; capiva che quei personaggi morivano sul palcoscenico, poi tornavano a vivere dietro il sipario. Ma, malgrado ciò, quei personaggi per lui esistevano realmente; li identificava cogli attori, ed in ogni dramma vedeva una parte di vero.

Qualche volta, filosofando coi suoi compagni operai un po’ demoralizzati che dubitavano dell’immortalità dell’anima, Tobie Reed era uscito a dire, come prova di quanto egli